Thursday, June 26, 2008

Adolf Hitler Antisocial Personality Disorder

among the memories ..... We talk about the Banco del Mutuo Soccorso

Un articolo del 13 maggio 1992 di Alessandro Staiti
pubblicato sul quotidiano "QuiGiovani"

IL CONCERTO DEL BANCO DEL MUTUO SOCCORSO A ROMA INAUGURA IL NUOVO TOUR

A Tour to the rescue of Italian music or



From here, Sir, overlooking the valley

Among the enthusiasm of old and new fans can relive the glories of the Seventies

Banco del Mutuo Soccorso marked the birth of rock art in Italy. In the wake of the phenomenon of English in the Seventies were the foundations of our traditions to evolve beyond the more usual pattern of pop music: the tracks expand, they become true suites, the texts are linked to poetry, TOOLS technology becomes an essential means of expression. Al Palladium, martedì scorso, si è compreso che gli anni di piombo del rock, come sono stati definiti gli oscuri Ottanta, sono finiti e che finalmente c’è spazio per la ripresa di un discorso interrotto soltanto accidentalmente. Il Banco del Mutuo Soccorso è tornato sul palco romano per inaugurare il nuovo tour “Da qui messere si domina la valle” che li vedrà impegnati per tutta l’estate nella Penisola, in occasione della recente pubblicazione dell’omonimo cd che ripercorre album celeberrimi come “B.M.S.” e “Darwin” rivisitati e ri registrati per l’occasione. Se a prima vista, sul vinile, sembra di imbattersi in un’operazione nostalgica, dal vivo questa impressione viene subito fugata, non solo dall'entusiasmo di fans giovanissimi, ma dall’energia che Gianni Nocenzi (tastiere), Francesco Di Giacomo (voce), Pierluigi Calderoni (batteria) e Rodolfo Maltese (chitarra), (al basso, per l’occasione, l’ottimo Tiziano Ricci) sono riusciti a sprigionare. Il concerto è partito con “R.I.P.”, e subito l’atmosfera si è scaldata. Man mano che scorrevano brani come “Il ragno”, “L’evoluzione della specie”, si poteva assaporare l’incredibile vitalità delle composizioni, ormai ventennali, che non hanno perso un briciolo di attualità, e anzi hanno guadagnato dalle nuove interpretazioni che possono far tesoro dell’esperienza di professionisti ai quali funzionano bene non solo le mani e la testa, ma soprattutto il cuore. Il gruppo ha reso omaggio al pubblico eleggendolo a vero protagonista della serata e del video che è stato girato appositamente per l’occasione. Grande sorpresa per la sentita versione di “Hey Joe”, di Jimi Hendrix, unica cover della serata in omaggio non solo ad un musicista ma ad un’intera epoca d’oro per il rock. La voce di Di Giacomo era a grandissimi livelli, non ha perso nulla della dolcezza e incisività che l’ha sempre contraddistinta. Anche la chitarra di Maltese, che a tratti si è alternato alla tromba, si è fatta sentire pulita e puntuale, di grande gusto, lì dove non ha mai exaggerated solos way. Calderoni proved to be a real motor rhythm, with an imaginative drumming, while impressed literally energy and virtuosity of Nocenzi, the true protagonist of the keyboards. Roar of applause to the unforgettable and evocative "750,000 years ago ... love," "The garden of the magician," "I do not break." Then the rig went over the catchiest hits of "Moby Dick" and "Away from" and then propose an incredible '"Metamorphoses." A Final worthy of a grand concert to "We did not" and the beautiful "Track II". Immediately after the concert abbiamo incontrato il gruppo nei camerini, affollati da vecchi amici che si congratulavano con i musicisti:
“Spero che il rapporto di stasera non sia stato di nostalgia, ma di vitalità” mi chiede Gianni Nocenzi. Siamo d’accordo con lui in pieno. “Me ne sono accorto - riprende il tastierista - quando ho riascoltato il lavoro finito dopo due anni dalla registrazione. Gli anni di piombo per la musica sono stati gli Ottanta. Usciti dalle utopie, dalle ideologie, c’è stato un grande riflusso di creatività, di contenuti. Gli artisti, anche i migliori, hanno sopravvissuto professionalmente adeguandosi a delle versioni soul o soft-soul, canzoni, come Phil Collins, Peter Gabriel, il Banco, cercando di non ammainare mai la bandiera della creatività, come abbiamo fatto con ‘Moby Dick’. Poi il Banco non si è fermato mai con l’attività live e le richieste dei giovanissimi di 15 anni, che ci chiedevano ‘Il giardino del mago’, ‘Metamorfosi’, ‘Darwin’, ci ha fatto capire che stava cambiando il vento. Sì la produzione, sì i dischi di plastica, ma una grossa fetta di pubblico mostrava di preferire il sudore, la credibilità, il muscolo. Così è partita la nostra scommessa, per vedere se gli anni Settanta sono stati vera gloria, l’unica primavera in cui la musica italiana ha realmente dialogato con l’Inghilterra e l’America. Molti artisti stranieri, come lo stesso Gabriel, ci hanno confessato personalmente che ascoltavano in quegli anni i dischi del Banco, forse più di quanto noi facessimo con loro”.
-E poi c’è un gran seguito in Giappone…
“Sì, infatti dovremo fare un nuovo l.p. di materiale inedito con un editore giapponese, che poi verrà importato anche in Italia”.
A “Big” Di Giacomo abbiamo chiesto cosa ne pensasse anche lui di questo ritorno.
“Io mi auspico, al di là del ritorno, una conferma di tanti gruppi giovani, di ragazzi che dovrebbero trovare conferma della loro forza e creatività. Chi suona deve rappresentare solo se stesso, così si è credibili.”
-Come avete fatto you?
"Yes, although this does not always pay. Here comes the fashion and crosses you, the important thing is to take the blow and move forward with conviction "
-D 'now that will move towards the Bank, the style" Moby Dick "?
"No, the Bank will keep some songs of prestige, but will be back to do a certain kind of composition, instrumental music, suites.
Alessandro Staines

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